lunedì 15 novembre 2010

Le migrazioni degli uccelli

  Le migrazioni degli uccelli costituiscono uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi del mondo naturale. Nate probabilmente in conseguenza dei profondi mutamenti climatici ed ambientali del Cretaceo, le migrazioni hanno da sempre affascinato il genere umano, che si è a lungo interrogato sulle repentine apparizioni e sparizioni di molte specie di uccelli, a volte proponendo spiegazioni che oggi sappiamo essere del tutto erronee: ancora nel XVIII secolo il grande Linneo credeva che in autunno le rondini si immergessero nelle paludi gelate, da dove riaffioravano in primavera in forma di anfibi . La teoria della trasmutazione delle specie che trova origine addirittura nel pensiero di Aristotele (IV sec. a.C.), forse il primo a riportare considerazioni sulle migrazioni degli uccelli nel suo “Historia animalium”; egli fu seguito in questo studio nei secoli successivi da personalità come Plinio il Vecchio od il naturalista francese Buffon (XVII sec.) e sino ai giorni nostri, dove le migrazioni sono tuttora oggetto di centinaia di articoli e studi scientifici ogni anno. Eppure, dopo tanti anni di ricerche e nonostante gli indubbi progressi conoscitivi su questo fenomeno, sono ancora molte le domande che non hanno ancora ottenuto piena risposta.
È stato accertato che non tutte le specie di uccelli migrano, ma la maggioranza di essi compie comunque spostamenti più o meno lunghi, per poter raggiungere l'obiettivo finale, cioè la sopravvivenza. Infatti le variazioni climatiche stagionali ed ambientali si traducono, in buona parte delle aree del pianeta, in carenza di cibo e in situazioni sempre più difficili (freddo, terreno innevato, assenza di vegetazione, meno disponibilità di luce) per poterlo reperire. Ecco allora la convenienza a spostarsi, proprio come fanno peraltro anche moltissime altre specie di animali: dalle farfalle Monarca, alle balene, sino a gnu e bisonti.
Per alcune specie ornitiche (per esempio quelle alpine come il Picchio muraiolo o la Cincia dal ciuffo) ciò significherà compiere movimenti altitudinali, scendendo dalle alte quote verso le zone più confortevoli di fondo valle. Ma per molte altre migrare vorrà dire compiere pericolosi viaggi di migliaia di chilometri, che in alcuni casi potranno anche durare mesi, attraverso deserti, mari e montagne, sfidando le mille insidie della natura e dell'uomo.



Tra gli uccelli la migrazione più lunga conosciuta è quella della Sterna artica, che dalle falesie e spiagge dei mari del Nord, raggiunge addirittura l’Antartide (Polo Sud), dopo un viaggio medio di oltre 17.000 Km.! Ma anche la piccola Cannaiola verdognola vola dall'Europa al Sud Africa, o il Falco della Regina, che arriva sino al Madagascar.


Per compiere questi viaggi gli uccelli si attrezzano con sofisticati adattamenti fisiologici e strategie comportamentali. In particolare intensificano l'attività trofica, integrata da cibi ricchi zuccheri e modificano il metabolismo aumentando la sintesi dei lipidi. Tutto ciò permette un rapido accumulo di grasso che in alcuni casi (es. Beccafico) si manifesta con un aumento di peso anche del 70-80%.


Al pieno di benzina si affianca poi la revisione della macchina. Ovvero nelle settimane che precedono la partenza la maggior parte degli uccelli migratori rinnova il proprio piumaggio attraverso la muta, totale o parziale e con diverse varianti, in modo da aumentare l'efficienza del volo e quindi risparmiare energia. Le fasi di preparazione, che si manifestano spesso attraverso una progressiva inquietudine, e soprattutto il momento della partenza sono regolati da una sorta di complesso “orologio biologico interno” di tipo ormonale e neuronale che a sua volta risente del fotoperiodo, delle temperature esterne e di altri fattori ambientali.
Per molti aspetti la migrazione è una gara contro il tempo: per accumulare energie, per raggiungere una buona efficienza del piumaggio, per partire nel momento atmosferico migliore, per raggiungere prima di altri le zone di alimentazione lungo il tragitto. Per questo appena è possibile gli uccelli partono. Addirittura i maschi di alcune specie, una volta espletata la loro funzione di riproduttori, se ne vanno senza aspettare le femmine o i giovani. Uno dei migratori più precoci è per esempio il Cuculo, che non ha bisogno di impiegare tempo nell'allevamento della prole, lasciata in eredità alle specie parassitate. Le strategie migratorie sono comunque molto ampie e diversificate e si può dire che quasi ogni specie ha messo a punto il suo modello migliore. Nella maggior parte di quelle che migrano a breve o media distanza, ad esempio, le femmine si spostano più lontano dei maschi ed i giovani più lontano degli anziani. E' il caso della Sula, di molti gabbiani o di limicoli come il Combattente, i cui maschi, più grossi di femmine e giovani, possono svernare a latitudini più alte. Tra l'altro questa soluzione permetterà ai maschi, in primavera, di giungere nelle aree di nidificazione prima delle femmine, in modo da cominciare a scegliere i territori migliori.
Il volo migratorio, anche per specie solitamente diurne, avviene nella maggior parte dei casi di notte, quando il dispendio energetico è minore e ci si può orientare con le stelle. La possibilità di percepire il campo magnetico terrestre e i riferimenti geografici appresi sono poi gli altri principali elementi che sembra consentano l'orientamento durante il volo.
I percorsi seguiti sono un misto tra quanto indotto da un istinto formatosi nel corso di migliaia di generazioni e tra quanto appreso e trasmesso con l'esperienza dagli individui più anziani. Per esempio nelle oche gli individui più esperti si danno il cambio come capi-stormo guidando il resto del gruppo. Fermo restando che non sempre la via migliore è quella più breve. 

Molti uccelli (es. rondini ed altri piccoli Passeriformi) migrano volando su un fronte allargato  ma i principali elementi del paesaggio come fiumi, montagne, coste e isole possono fungere da riferimenti influenzando la direzione di migrazione a livello locale. Ostacoli geografici (es. Alpi) possono poi far confluire gli uccelli verso territori circoscritti e comportare quindi una concentrazione temporanea, mentre solo un numero ridotto di specie (es. la Cicogna bianca o alcuni rapaci) migra in veri e propri stretti corridoi.
Per la sua posizione al centro del bacino Mediterraneo e per la particolare conformazione, l'Italia costituisce un vero e proprio ponte tra l'Europa e l'Africa, attraversato due volte all'anno da un incessante flusso di centinaia di milioni di uccelli.
Naturalmente per i migratori il viaggio non è facile. Sebbene la mortalità naturale legata allo stress migratorio, contrariamente a quanto normalmente si crede, sia in genere piuttosto bassa, il calo che si sta osservando negli ultimi anni di molte popolazioni di uccelli migratori sembra essere piuttosto legato a cause antropiche, come le profonde modifiche ambientali nelle zone di svernamento, in quelle di transito e nei siti riproduttivi. Il bracconaggio è un altro fattore di impatto importante, soprattutto nei paesi mediterranei. In Italia zone come le prealpi bresciane e bergamasche, le isole pontine e quelle del golfo di Napoli o, ancora almeno in parte, lo Stretto di Messina, sono terreno minato per ogni volatile di passaggio contrariamente alle leggi nazionali e comunitarie. In particolare viene violata la fondamentale Direttiva “Uccelli” n.409/79/CEE, che tutela l'avifauna europea.

Grazie per aver visitato anche oggi il nostro blog!
Eleonora


4 commenti:

  1. Che post interessante!!! Sono sempre stata affascinata, fin da piccola, dal vedere i fili della corrente pieni di uccelli "in partenza" e poi vederli migrare. Tra l'altro, bellissime foto... rendono tutta la meraviglia della natura, in tutte le sue manifestazioni. Buona settimana!!!

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  2. Buona settimana anche a te Silvia!
    L'idea per l'articolo di oggi viene da una richiesta di mio marito Andrea che è un grande amante degli uccellini. Tra l'altro il nostro amico Ivano la primavera scorsa si è battuto in difesa delle rondini i cui nidi venivano spesso abbattuti dai proprietari delle case, irritati perchè sporcano. ivano ha vinto la battaglia e secondo noi è stato un grande passo avanti!

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  3. Tutto vero Eleonora: la migrazione è una cosa assolutamente affascinante, le rondini rappresentano, per me, il compendio di tale fascino, l'abbattimento di un "solo" nido rappresenta un danno enorme alla biodiversità ; tu hai citato correttamente tutte le normative Europee e nazionali che tutelano le rondini (balestrucci, rondoni, ecc.)e i loro habitat, ma c'è una normativa ancora più importante che ogni essere umano dovrebbe rispettare: la tolleranza per tutti gli animali, volatili, mammiferi, rettili, ecc., perché essi sono patrimonio assoluto anche per la nostra stessa esistenza.Devo farti davvero i complimenti per come tratti in modo appropriato tutti gli argomenti e come riesci a "stimolarci".
    Un salutone

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  4. Grazie Ivano! Troppo gentile...dimentichi che sono la "maestra" di mezza gioventù grevigiana!

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