venerdì 1 ottobre 2010

LA NUTRIA: perché non bisogna averne paura

Con il preziosissimo contributo della Sig.ra Mariangela Corrieri, Responsabile del settore LAV di Firenze, vi regaliamo questa mattina un dettagliato articolo, dal taglio molto scientifico, riguardo a questo piccolo abitante del nostro fiume, troppo spesso considerato soltanto un grosso topo (da cui invece la nutria è molto diversa) e guardato con ribrezzo.

 La nutria è un animale originario del Sud America introdotto in Italia (provincia di Alessandria) nel 1921 per l’industria della pelliccia (castorino). Al crollo del mercato, negli anni ’80, è stata liberata sugli argini dei fiumi per evitare il costoso smaltimento delle carcasse.

La nutria è un roditore dall’indole  così docile da essere diventato, negli Stati Uniti, un normale animale da compagnia.

 Il presupposto serbatoio epidemico delle nutrie è risibile rispetto ad altre specie animali: non esistono per il momento casi documentati di malattie trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici.
Si incolpa la Nutria di provocare danni alla stabilità degli argini per la sua attività di scavo delle tane ma questi animali non scavano tane profonde: le coppie scavano tane lunghe circa 1 mt e larghe 60 cm., le femmine circa 2 mt con l’entrata a pelo d’acqua.
I continui scavi lungo le sponde dei corsi d’acqua sono motivati dal fatto che gli animali vengono continuamente scacciati. Le tane scavate negli argini possono creare dissesti solo quando è stata rimossa dall’Uomo la vegetazione arborea sovrastante.

La nutria è specie fortemente acquatica.
I danni da essa provocati all’agricoltura possono essere soltanto marginali perché la nutria non pascola lontano dall’acqua e non si addentra mai nei campi coltivati per molti metri (5-10 metri dal lato a contatto con l’acqua), soprattutto d’inverno e quando le sponde sono spoglie.

La nutria ha occupato il posto lasciato vuoto da altri animali e non interferisce con l’ecosistema della nostra campagna perché non vi ha concorrenti.

Tutte le ricerche relative al comportamento della nutria hanno rivelato che il disturbo arrecato da questo animale agli uccelli presenti dell’ambiente è insignificante e di gran lunga inferiore a quello arrecato da agricoltori, cacciatori, pescatori e  gitanti.

Nonostante quanto sopra evidenziato, si continua a ripetere pubblicamente che le nutrie siano i maggiori responsabili della diffusione della leptospirosi e della rabbia. Si dice che scavino tane profonde  creando pericolose vie, si incolpano di esondazioni.
Si dice che si alimentino di carogne, pesci, invertebrati, uova e attacchino i nidi di uccelli.
Si chiede l’eradicazione pur sapendo che è impossibile.
Da molti anni si investono risorse senza raggiungere lo scopo.
I danni eventuali non sono stimati correttamente e spesso non trovano riscontro sul campo.

La legge 157/92 che regola le specie animali in “stato di naturale liberta”, inserisce la nutria naturalizzata nella fauna selvatica italiana. La stessa legge la esclude dalle specie cacciabili e, pur ammettendone il controllo numerico per motivi particolari, impone che questo venga di norma effettuato con metodi ecologici.


Nessun commento:

Posta un commento